Il quarto stato (1901), olio su tela, 293x545 cm, Milano, Civica Galleria d'Arte Moderna

 

Pellizza pensava a un quadro sociale almeno dal 1891, quando aveva fatto un bozzetto, seguito da altri del 1892, di una scena ambientata nella piazza Malaspina di Volpedo presa diretta sul vero centrato su una situazione luminosa, con uno sciopero, desunto da appunti e schizzi di manifestazioni per il caro-pane cui aveva assistito a Milano. Un soggetto di denuncia di una condizione di miseria, che intendeva intitolare "ambasciatori della fame", con riferimento ai due personaggi più avanzati, designati dai compagni per le loro qualità a fare da portavoce per chiedere al padrone, non con le minacce e la violenza, ma con la fermezza, quello che spetta loro di diritto.

 

Ambasciatori della fame (1892)


I due sono le punte avanzate di una categoria che deve fidare in se stessa, e per questo sviluppare le facoltà dell'intelligenza e del pensiero.
Una precisazione importante, affidata ad appunti paralleli alla definizione del soggetto, che porta la sua idea a combaciare con le posizioni più consapevoli del socialismo.
I lavoratori devono diventare una forza, una potenza capace di emanciparli dalla schiavitù in cui vivono; e la borghesia non avrebbe potuto arrestare il grande "cammino" di questa idea ("I° Maggio 1892", giornale delle associazioni popolari milanesi).
Il principio dell'emancipazione del popolo deve diventare coscienza ed essere reso pubblico in modo "forte, calmo, inesorabile". Con una sottile proiezione personale, Pellizza si allinea con le posizioni della "Critica sociale" di Turati, alla vigilia della costituzione del partito socialista (agosto 1892): la possibile collaborazione degli intellettuali democratici che tendevano al socialismo, con lo slittamento dalla democrazia radicale al socialismo, sulla base di una coerenza tra positivismo, socialismo e materialismo.
Ma solo nel 1895 si sente pronto a iniziare (il 16 luglio) una grande tela, utilizzando quelle prime prove. La padronanza del divisionismo, i fondamenti di cultura sulla storia del pensiero sociale e sull'attualità, assimilate dalle letture, e soprattutto il concreto sostegno di fatti - il successo dei socialisti alle elezioni generali del 1895; successo popolare ratificato dalle elezioni del 1897 - gli danno la sicurezza necessaria per dare forma alla sua aspirazione all'equità, fondata su una "forte idea": l'inarrestabile avanzata dei lavoratori e la convinzione che essi erano la parte migliore della società, gli "antesignani del progresso". Un ceto giovane, in cui il vigore e la robustezza si sommano all'intelligenza e all'istruzione, e all'"onesto pensiero".
È questo potente ideale a suggerirgli per il titolo un riferimento al mondo fisico, implicitamente integrando quel poderoso fenomeno nella totalità del sistema della natura. Il popolo "come "fiumana" crescente allagherà e si sovrapporrà alle altre classi diventando esso governatore e signore", perché alla "robustezza del corpo" unisce "la diffusa istruzione". "Egli che è vigoroso di corpo diventerà presto anche di mente vigorosissima e darà il crollo alla fiacca aristocrazia [...] essa ha in sé i germi della distruzione e soccomberà infallibilmente". È la prospettiva della rivoluzione democratica sostenuta da Turati.
Una luce dalla "tonalità scura quantunque dardeggiata dal sole, un tramonto rosseggiante; una massa di popolo, di lavoratori della terra i quali intelligenti, forti, robusti, uniti, s'avanzano come "fiumana" travolgente ogni ostacolo che si frappone per raggiungere il luogo ov'ella trova equilibrio".
La folla dei personaggi è portata in primo piano, è abolito lo stacco d'ombra; tutta la composizione è tenuta su una scala di valori e rapporti di colori blu, giallo dorato, verde, dati a pennellate a trattini e a puntini.
L'impianto geometrico risponde all'idea piramidale che egli aveva della società, tanto migliore quanto il vertice era vicino alla base. Vertice sono le figure in posizione avanzata, "la parte eletta dei lavoratori alla testa della "fiumana" [che] quasi tranquilli nel loro "onesto" pensiero s'avanzano"; i lavoratori che hanno educato la mente, gli "antesignani del progresso"; l'eguaglianza sarà in avvenire.
Larga base è la folla avanzante, un secondo vertice si perde nella indeterminatezza del fondo con la folla che suggerisce una crescita illimitata.
Pellizza considerava Fiumana un quadro simbolico con cui voleva "stabilire che la forza vera sta nei lavoratori intelligenti e buoni i quali con la tenacia nei loro ideali obbligano gli altri uomini a seguirli o a sgombrare il passo perché non c'è potere retrogrado che possa arrestarli".

 

Fiumana (1895-1898); Milano, paninoteca di Brera.


Nella decisione di lasciarla incompiuta, pur avendovi lavorato fino al 1898, e cominciare una nuova tela più grande, le difficoltà tecniche (errori nel rapporto dei toni) e 1'impossibilità di risolverle in quella stessa tela, coincisero con un cambiamento di intenzione e di significato, evidente nella revisione sia dell'impianto generale che della resa formale delle parti e dell'insieme.
Doveva chiamarsi esplicitamente Il cammino dei lavoratori, e il modo di procedere, l'impianto, lo spirito denunciavano il suo debito ai grandi maestri antichi. Sentì la necessità di fare cartoni al vero delle figure principali e di gruppi - magnifici disegni finiti per cui posarono contadini volpedesi - perché i personaggi dovevano essere di un disegno robusto, forte, compatto, "doti che rendono inespugnabile chi le possiede". "Un capo come quello della Fiumana dovrebbe essere fatto grandiosamente grandi masse di luce e grandi masse d'ombre modellanti grandi piani. Dev'essere semplice, grandioso - com'è semplice e grande il suo carattere [...] La posa dev'essere naturale spontanea senza pesantezza, debbe parer muoversi". Misura, rispondenze di parti con l'insieme, un eloquio affidato ai gesti, evocano il Raffaello della Scuola d'Atene. La linea ondulata unisce la massa delle figure più portate a una forma continua, e si ripete nella linea di passaggio dalla quinta vegetale che chiude il fondo al cielo.
La fattura a divisione è sistematica, a piccole pennellate di colori, dimensione e forma diverse accostate, una pittura leggera dalle ombre trasparenti, che dà una luminosità diffusa, chiara e uniforme nel terreno in piena luce e sulle figure, più scura nel fondo e nel cielo.
Vi è in questa chiarezza e forza, nel desiderio di accedere a un nuovo classicismo, la volontà di dare maggiore forza di impatto all'idea di "glorificazione" di una classe, e vi contribuiva il titolo più secco e avveniristico, Il quarto stato, scelto a quadro finito - suggeritogli probabilmente da una frase (che aveva sottolineato) di un articolo da "Sempre avanti! Giornale socialista per gli umili e i pratici": a un secolo dalla Rivoluzione francese "si sta delineando un quarto stato (così chiamiamo talvolta la classe lavoratrice) che si accinge a rovesciare il terzo! ".

 

 

ad A.L. by Marco